Danica vive in una zona rurale del Regno Unito.
Avrebbe voluto guidare una moto fin da ragazzina, ma in realtà ha preso la patente lo scorso ottobre, a 32 anni. Aveva in mente di comprare la moto a marzo, ma poco prima una TAC di emergenza al cervello le ha diagnosticato una emicrania cronica invalidante, che le ha trasformato la vita.
La moto allora è diventata una specie di ossessione.
Di notte rimaneva sveglia a causa del martellamento incessante nel cranio, e immaginava fossero vibrazioni di una corsa in moto su stradine di campagna respirando l’umidità dell’aria notturna.
Queste escursioni notturne, solitarie e immaginarie in moto divennero presto la sua medicina, al pari di antidolorifici.
Una sera un amico le invia la foto di una vecchia Honda in vendita e lei decide subito che sarebbe stata sua.
Anche se era quasi tutta da rifare, agli occhi di Danica quel CB125S del 1974 era perfetta e prometteva avventura, libertà e speranza.
“Il giorno in cui ho comprato Glenda” racconta Danica “è stato il primo giorno in quasi sette mesi che mi sono sentita una persona e non una paziente; che ho avuto qualcosa di importante di cui parlare che non riguardava la mia malattia, lo sgretolamento della mia vita e il dolore implacabile. Glenda è l’unica cosa tra me e la disperazione in una brutta giornata. Mi rendo conto che questo suona grottescamente melodrammatico, ma quando nessuno può dirti perché sei malato o cosa fare per risolvere il problema, è davvero difficile trovare qualcosa di positivo a cui aggrapparsi; qualcosa che ti possa tirare fuori dalle sabbie mobili della depressione.
Quando mi perdo in brutti pensieri, vado fuori a guardare la mia moto e mi dico che non passerà molto tempo prima che io possa guidarla così come vivere la mia vita di nuovo libera dal dolore”.
Questo è l’effetto incredibilmente umano che può fare un bellissimo pezzo di ferro.